CINERECENSIONE | I love Dick

Non puoi amare qualcuno, se non sei disposto a distruggere te stesso.

Perché scrivere alle tre del mattino
(o della notte?) fa più bohémien, dai. 

O forse è perché finito di vedere l'intera serie I love Dick ho accettato l'invito di Morfeo, ma che ho prontamente declinato perché i pensieri hanno cominciato a svegliarsi tutti insieme (evidentemente c'è un problema di fuso orario), tormentandomi per essere messi per iscritto.

Perché alle tre di notte (o del mattino) ti vengono in mente quei meravigliosi monologhi che la mattina, quando ti alzi, prontamente dimentichi, e torni a cercare di mettere in ordine delle frasi di senso compiuto per formare un discorso che mai, mai sarà uguale o meraviglioso come lo era la notte precedente.

O forse è perché questa serie mi ha lasciato qualcosa. 
O forse no.

Appena conclusa (l'ho cominciata e finita oggi. Non giudicate) ho avvertito una sensazione di caduta, come quando stai camminando e all'improvviso hai un mancamento.

Mi ha destabilizzato.

Mi ha lasciato qualcosa.

Devo leggere il libro.

I love Dick è una di quelle serie tv che piacciono solo ai tipi strani. Quelle che apprezzi in ogni singola parte, dalla fotografia alle inquadrature (sebbene tu non capisca un cazzo di cinema), dai dialoghi agli attori; le scenografie, i colori.
Quelle in cui non puoi fare a meno di guardare fino alla fine, perché vuoi sublimartene e non puoi non rivedere te stesso in uno o più personaggi, in una o più situazioni.
Quelle in cui cogli ogni singolo dettaglio, riferimento e allusione. Quelle in cui ritrovi te stesso, insomma. O almeno una parte di te che non sapevi di avere.

Tratta dall'omonimo libro, la serie racconta la vita della protagonista, Chris, un'artista filmmaker trentanovenne, eccentrica e fuori dagli schemi, sposata con Sylvère, anch'esso artista. Quando quest'ultimo deve trasferirsi a Marfa (Texas) per lavoro, Chris decide di andar con lui.
Arrivati, Chris matura rapidamente una forte infatuazione psicologica e sessuale nei confronti di un conoscente di Sylvère, Dick (da qui il titolo della serie).
La protagonista comincia così a scrivere delle lettere in cui confessa i suoi pensieri e le sue fantasie più profonde verso Dick, prima tenendo all'oscuro il marito e poi rendendolo partecipe. Si crea così un gioco erotico cui vede protagonisti Chris, Dick (a sua insaputa) e Sylvère.

Irriverente e ironica, in questa serie c'è tutto ciò che i tipi strani amano: c'è arte, poesia, musica, filosofia, amore, sesso, dialoghi in cui ti ritrovi a pensare "cazzo, ma sono io".

Questa serie è arte.

Molti hanno definito il libro un inno al femminismo, e dopo aver visto la serie (che poco differisce dal libro, avendo la scrittrice scritto il soggetto per la stessa) posso anche dire che lo sostengo anche io. C'è il femminismo, quello vero, non edulcorato e reale.

Devo assolutamente leggere il libro, l'ho già detto?

A proposito del libro, non so voi, ma io AMO la copertina della nuova edizione.


Se siete un tipo strano (siete comprese anche voi fanciulle, eh), guardatela. Vi ritroverete in essa. Per gli altri, trovatevi un'altra serie. Sciò.

Beh, si è fatta 'na certa. Morfeo insiste. Credo gli darò un'altra possibilità.

 VOTO:

A presto, Viandanti

Il vostro mattiniero (o nottaiolo (ma esiterà?)) Midori

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