CINERECENSIONE| The Dreamers


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"Non uscivamo quasi più di casa ormai. Non sapevamo né volevamo sapere se fosse giorno o notte. Era come se stessimo andando per mare, lasciando il mondo lontano, dietro di noi."


Ammetto che non avevo mai visto un film di Bertolucci. Regista che, fino a ieri, nemmeno conoscevo. Non guardatemi come se fossi un leprecauno in Sardegna. Rimedierò.

Ovviamente la mia non sarà una recensione, non sono un cinefilo né ho le conoscenze adatte per poter recensire un film dal punto di vista cinematografico.
Tuttavia, volevo parlarvi di ciò che ha suscitato in me, le emozioni che ho provato e le cose che ho amato di questo film.

"E così incontrai per la prima volta Théo e Isabelle. Sentivo il cuore che mi batteva forte. Non so se fosse perché ero stato inseguito dalla polizia o perché ero già innamorato dei miei nuovi amici. Camminavamo e parlavamo, parlavamo. Parlavamo di politica e film, e di come i francesi non fossero mai riusciti ad avere un buon gruppo rock. Avrei voluto che quella notte non finisse mai."

Innanzitutto, parliamo dei tre protagonisti. La bella Isabelle, l'unica donna, è interpretata magnificamente (ma non poteva essere altrimenti) dalla bellissima Eva Green, una di quelle donne che ha fatto un patto con qualche demone per restare giovane e bella in eterno - e con la quale, per una notte, potrei anche dimenticare il mio interesse per gli uomini... -. Ah, è ovviamente una delle mie attrici preferite.
Gli altri due protagonisti sono Matthew, uno studente universitario americano trasferitosi a Parigi per studiare francese, e Théo, fratello gemello di Isabelle, entrambi di un'efebica bellezza.

Isabelle e Théo sono due fratelli gemelli, studenti borghesi di Parigi e cinefili che hanno un rapporto molto intimo, quasi simbiotico, l'uno con l'altra. Un giorno incontrano, alla cinémathèque française, Matthew. Tra i tre si instaura subito un rapporto intimo, che sfocerà poi in un ménage à trois.  Matthew entrerà a pieno nella loro vita e, tra giochi erotici e scabrose penitenze, scoprirà sempre di più il rapporto che c'è tra i due fratelli.

"Théo, pensaci bene. Pensaci. Voi dormite insieme nello stesso letto, tutte le notti. Fate il bagno insieme ed andate al cesso a pisciare insieme. Fate questi giochetti. Vorrei che poteste uscire fuori da voi stessi, e poteste vedervi."

Non ho trovato una sola cosa negativa in questo film: la fotografia, gli attori, l'ambientazione... Ok, è anche vero che sono molto di parte, poiché il film è ambientato nella Parigi del '68 e c'era Eva Green, ma oggettivamente rimane un film meraviglioso.
È uno di quei film che ti entra dentro, nella pelle, nelle ossa. Uno di quei film che mostra una realtà non edulcorata, scabrosa e non ordinaria ma che, come un voyeur, non puoi fare a meno di vedere. Un film bohémien, di quelli che amo in ogni loro parte.

"Ho letto ne "Les Cahiers du Cinéma" che un regista è come, come un guardone, un voyeur. È come se la macchina da presa fosse... il buco della serratura della porta dei tuoi genitori. E tu li spii, e sei disgustato... e ti senti in colpa... ma non puoi fare a meno di guardare. Fare i film è come un reato. Un regista è come un criminale. Dovrebbe essere illegale."

Nel film sono presenti tantissimi riferimenti ad altre opere cinematografiche, attraverso riferimenti spesso espliciti, ma anche nascosti. Non solo: ci sono riferimenti anche politici (dopotutto, siamo nel '68) sul comunismo, visibili attraverso i discorsi di Théo nei riguardi del leader comunista cinese Mao Tse Tung. Tuttavia, il '68 non è l'elemento in primo piano in questo film (tranne che per l'ultima scena), bensì l'amore per il cinema.

"Ero diventato membro di quella che in quei giorni era una specie di massoneria, la massoneria dei cinefili, quelli che chiamavamo malati di cinema. Io ero uno degli insaziabili, uno di quelli che si siedono vicinissimi allo schermo. Perché ci mettevamo così vicini? Forse era perché volevamo ricevere le immagini per primi, quando erano ancora nuove, ancora fresche, prima che sfuggissero verso il fondo, scavalcando fila dopo fila, spettatore dopo spettatore, finché, sfinite, ormai usate, grandi come un francobollo non fossero ritornate nella cabina di proiezione."

Ho amato ogni cosa di questo film. È ufficialmente entrato nella mia lista di film preferiti, assicurandosi un bel secondo posto (al primo c'è e ci sarà sempre Priscilla - La regina del deserto).

Guardatelo, non ve ne pentirete.

VOTO:

A presto, Viandanti

Midori

3 Commenti

  1. Rieccomi! Mi hai fatto tornare in mente questa canzone:
    https://www.youtube.com/watch?v=rIwMTRsDPmo
    Che ne pensi?

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  2. Ciao!
    Molto carina, in effetti ricrea un po' l'atmosfera del film. :)

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  3. Mi fa molto piacere che anche tu abbia apprezzato questa stupenda canzone. Nel mio blog puoi trovarne tante altre: infatti quando replico ai miei commentatori spesso chiudo la risposta con il video di un brano relativo al concetto che ho appena espresso. Nei commenti a questo post, ad esempio, ne ho caricati una decina: https://wwayne.wordpress.com/2015/06/28/una-spalla-su-cui-ridere/. Grazie per la risposta! :)

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